Màt Modena – Settimana della Salute Mentale ottobre 2014. Ascolta l’intervento di Maria Cecilia Guerra
La crisi fa aumentare il disagio psichico come effetto della maggiore povertà, delle difficoltà che si incontrano ad affrontare la perdita o la riduzione del lavoro, i costi dell’abitazione, i costi dell’indebitamento, e più in generale l’ansia imputabile a un contesto che diventa più incerto. Prevenire il disagio psichico in questo contesto significa intervenire su tutte queste fonti di difficoltà; richiede quindi politiche integrate che coinvolgano più soggetti (i centri per l’impiego, la scuola, l’insieme dei servizi territoriali), non solo l’ambito sanitario. La finalità è sempre quella di guardare alla persona nella sua interezza e quindi in tutte le sue relazioni con il mondo circostante.
La crisi genera un circolo vizioso: peggiora la condizione economica a aumenta il disagio psichico, ma il disagio psichico si riverbera poi su una minore produttività e quindi su una perdita di capitale umano e quindi una minore capacità della collettività di rispondere alla crisi stessa. Ci si deve rendere conto che la necessità di mettere in piedi politiche adeguate di prevenzione, anche se non la si volesse motivare con riferimento alla centralità della persona e dei suoi diritti di cittadinanza, può essere sostenuta anche in termini economici: i costi di riparazione sono ancora più forti di quelli di prevenzione. La risposta che invece si tende a dare va nella direzione opposta: alla crisi si accompagna molto più facilmente una riduzione del budget a disposizione per queste politiche. E’ una scelta miope legata al fatto che le spese nel campo della prevenzione e dell’accompagnamento del disagio psichico dovrebbero invece essere considerate come spese di investimento, spese produttive cioè che si ripagano.
La crisi crea insicurezza e paura. Accentua quindi quella reazione di difesa che, nel tempo, ha sempre caratterizzato l’atteggiamento di stigma nei confronti delle persone con malattie mentali, e ne ha determinato la richiesta di istituzionalizzazione. Quando ci si sente fragili si ha più paura delle fragilità altrui.
La crisi allenta la solidarietà sociale, questo è visibile anche nelle norme sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e quindi anche con disabilità psichiche. Pur in presenza di una normativa all’avanguardia, la legge 68 del 1999, è previsto che quando un’impresa entra in crisi si sospendono le quote di riserva. L’effetto è che una persona con disabilità in situazioni di crisi vede venire meno il suo diritto a potere accedere un lavoro. E’ giusto così?
Ascolta l’Intervento di Maria Cecilia Guerra