La crisi economica ha acuito le già gravi difficoltà delle donne a entrare nel mercato del lavoro. Il tasso di occupazione femminile è in Italia di 12 punti inferiore alla media Europea, la disoccupazione e l’inattività sono particolarmente alte per le donne del Sud e per quelle più giovani. Per le donne è maggiore l’incidenza del lavoro a termine e parasubordinato ed è più frequente avere un’occupazione che richiede un titolo di studio inferiore a quello posseduto. La retribuzione netta mensile delle donne è inferiore di circa un quinto a quella degli uomini. Difficilmente le donne occupano posti di vertice. Le difficoltà a partecipare al mercato del lavoro riguardano in misura prioritaria le donne con elevato carico di lavoro di cura (per figli e anziani): solo quattro madri su dieci riprendono a lavorare dopo la gravidanza
L’8 marzo è l’occasione giusta per riflettere su questi dati che ci dicono quanto sia importante mettere in atto politiche di conciliazione. Politiche che puntino alla creazione di asili nido, a politiche di cura per disabili e non autosufficienti, politiche volte a una maggiore flessibilità nell’organizzazione del tempo di lavoro. Ma occorre anche che il lavoro di cura e domestico sia meglio distribuito fra donne e uomini. In Italia, nelle coppie con figli, ricade sulle donne per il 72,1%.
L’8 marzo ci invita allora anche a riflettere sull’urgenza di un mutamento culturale, che coinvolga anche gli uomini. Per festeggiare insieme!
Cosa significa essere pagati il 17% in meno degli uomini. Guarda il video!