Il testo dell’intervento in aula di Maria Cecilia Guerra il 12 ottobre 2016 nel dibattito sulla Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza
Signor Presidente, ci troviamo ad operare in un contesto di ripresa globale molto lenta e di decelerazione della produttività del lavoro, che sono in gran parte il riflesso di un rallentamento del processo di accumulazione. Dall’altro lato vediamo che la nostra finanza pubblica si muove in un contesto molto stretto, per quanto stiamo cercando di conquistare margini di flessibilità in ambito europeo. In questo contesto, è assolutamente necessario che la legge di bilancio stabilisca delle priorità molto precise e dia stabilità e programmi per incidere sulle aspettative riducendo l’incertezza.
Elenco alcuni interventi che, secondo me e altri, sarebbero necessari. Innanzitutto, sarebbe controproducente disseminare pochi soldi su molti obiettivi con strumenti di breve o brevissimo orizzonte. Bisogna, al contrario, concentrare il proprio sforzo sugli investimenti e, in particolare, su quelli più in grado di creare domanda. Il problema che abbiamo non è tanto di costo del lavoro ma di domanda. È su quella che occorre intervenire, e gli investimenti più efficaci sotto questo profilo sono prevalentemente (e sottolineo prevalentemente) quelli pubblici, che sono investimenti certi, che incidono quindi sulle aspettative e ad alto impatto moltiplicativo: infrastrutture materiali e immateriali, edilizia pubblica, scolastica e ospedaliera, riqualificazione urbana, innovazione e ricerca, dissesto idrogeologico eccetera.
Il sostegno agli investimenti privati va pure esso sostenuto, ma poiché, come ci ricorda la Nota di accompagnamento, quelli in macchinari e attrezzature “non hanno mostrato l’abbrivo atteso”, è importante concentrare le risorse per favorire interventi di tipo selettivo, per sostenere gli investimenti focalizzandosi sulle arie di maggiore debolezza e in particolare andando incontro ai bisogni delle piccole e medie imprese. Il sostegno agli investimenti è molto più efficace per aumentare la produttività di quanto lo sia un regalo fiscale, come un premio di risultato che, soprattutto se si ampliano i tetti, favorisce di più lavoratori ad alta aliquota marginale (quindi, quelli più ricchi rispetto a quelli più poveri) a spese dell’intera collettività.
Un secondo aspetto molto importante, richiamato già nell’intervento del senatore Bianco, è che la legge di bilancio non introduca riduzioni al finanziamento pubblico di parte corrente del Servizio sanitario nazionale rispetto al quadro tendenziale previsto nella Nota di aggiornamento del DEF. Non possiamo operare tagli su questo. L’Ufficio parlamentare di bilancio ci ricordava in una precedente nota che le persone che rinunciano alle cure per motivi economici sono passate dal 3,6 per cento del 2004 al 6 per cento nel 2013, e questa cifra è più alta se consideriamo le fasce più povere. Quindi noi, per garantire i nuovi LEA ed evitare razionamenti che derivano, ad esempio, dalle distanze da percorrere e dalle liste d’attesa, per evitare le barriere economiche all’accesso, per garantire l’accesso ai trattamenti innovativi a tutti quelli che ne hanno bisogno non possiamo permetterci di ridurre, rispetto alle aspettative, il finanziamento alla salute.
L’ultimo punto che vorrei toccare riguarda la strategia, evocata, del contrasto all’evasione. Un aspetto su cui non si concentra abbastanza l’attenzione è che le imposte dichiarate, fuori quindi dal rischio di accertamento, ma non versate, stanno aumentando moltissimo: da 10,7 miliardi di euro nel 2009 a 15,8 miliardi di euro nel 2013. Noi non dobbiamo assolutamente – come si legge sui giornali – rispondere a questo fenomeno con una rottamazione dei ruoli e cioè un condono (per giunta annunciato con qualche mese di anticipo, così la gente sta già sospendendo i versamenti). Al contrario, bisogna evitare la prassi, che in modo evidente trova conferma nei dati, di utilizzare il fisco come un finanziatore molto più economico di quanto non sia la banca. Per giunta, non solo per quanto riguarda il proprio debito fiscale ma anche il fisco che si raccoglie dagli altri: quindi anche l’IVA e le ritenute sul lavoro. Questo fenomeno sta crescendo: ma se rispondessimo con una rottamazione dei ruoli, cioè se si può pagare quando si vuole, senza sanzioni e senza interessi, la risposta sarebbe veramente inadeguata.
La seconda cosa che non ci deve essere nella legge di bilancio è una voluntary disclosure che preluda a un’emersione del contante, perché questo veramente espone, qualunque sia il paletto che vogliamo mettere (a meno che non sia un paletto che elimina il problema alla radice) al grosso rischio di tradursi in una grossa operazione di riciclaggio legale di denaro sporco.
L’ultimo aspetto che vorrei sottolineare sull’evasione fiscale è che bisogna che nella legge di bilancio, visto che non lo si è fatto con altri strumenti fino ad ora, si prevenga la paralisi operativa in cui si troverebbe ad operare l’Agenzia delle entrate quando il 31 dicembre scadranno per legge gli incarichi dirigenziali attribuiti in via transitoria, con una norma che abbiamo introdotto nella legge di bilancio dell’anno scorso per iniziativa parlamentare. Mi aspetto che su questo il Governo abbia messo a punto in un anno una strategia che diventa sempre più urgente, anche a seguito dell’inibizione ai concorsi che è avvenuta dalle recenti pronunce, peraltro contraddittorie l’una rispetto all’altra, del Consiglio di Stato.
Questi sono gli aspetti che considero prioritari per la legge di bilancio, e insieme a me tanti altri senatori.
L’intervento di Maria Cecilia Guerra è disponibile anche nella pagina video di questo sito